Con il veloce sviluppo della tecnologia, se noi esseri umani non abbracciamo la semplicità nella nostre vite, saremo perduti. Il nostro cervello non può competere o seguire gli algoritmi dei potenti computer e dell'intelligenza artificiale. Queste tecnologie sono state originariamente sviluppate per aiutarci ad avere più tempo per vivere il presente. In realtà, a causa della nostra natura di dipendenza, ci siamo persi nelle nuove possibilità tecnologiche. Il nostro insaziabile desiderio ha permesso di consumarci, mantenendoci costantemente alla ricerca di nuovi gadget da acquistare. Il risultato di tutto questo è che abbiamo perso il nostro centro spirituale. Nel corso della mia intera carriera ho sviluppato il Metodo Abramović per aiutare me e gli altri a ricentrarsi e a concentrarsi su ciò che è più importante: vivere nel presente, a lungo e in salute.
È con questa premessa che Marina Abramović presenta la usa prima linea di cosmetici incentrata sul concetto di longevità. Composta da una manciata di referenze - tre integratori in gocce e un prodotto per la cura della pelle -, la collezione skincare creata dall'artista serba in collaborazione con la dottoressa Nonna Brenner (a cui attribuisce la cura alla malattia di Lyme nel 2017) abbraccia i principi chiave di un approccio olistico al benessere.
Abituata a stimolare con la sua arte il corpo e la mente, spesso e volentieri portati agli estremi, la performer di Belgrado si interroga sul benessere e sull'avanzare del tempo proponendo un rituale di bellezza che affonda le sue radici nelle liturgie antiche dedicate alla cura del sé.
Alla base delle ricette, infatti, la scienza di un monaco tibetano messa alla prova dagli elevati standard produttivi di uno stabilimento svizzero.
La gamma di prodotti della linea beauty di Marina Abramović comprende una lozione per il viso, basata su ingredienti vegetali, acido ialuronico ed enzimi creati dalla fermentazione del pane bianco e del vino bianco, che agisce come detergente, esfoliante e idratante e tre diverse tipologie di drops, forti delle loro proprietà energizzanti, immunizzanti e antiallergiche.
“Con l’età arriva il dono della saggezza” ha dichiarato Abramović al Financial Times.
“E quella saggezza è così preziosa perché inizi a vedere la vita sotto una luce vera. C’è molta gioia in questo. Mia nonna visse fino all'età di 103 anni e io ho intenzione di fare lo stesso".
Angelina Jolie apre il suo atelier nello studio di Basquiat
Contenuto originale da Collater.al
Cosa ci fanno Angelina Jolie, Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol nella stessa frase? Come era già stato annunciato la scorsa primavera, la superstar americana Angelina Jolie ha dato vita al suo brand Atelier Jolie, che trova il suo spazio fisico in un luogo singolare, la casa di Andy Warhol, nonché luogo di lavoro di Basquiat.
La casa, situata a Manhattan nell’East Village e in affitto per 60mila dollari al mese, è il nuovo headquarter di Atelier Jolie.
La scelta di questo luogo si rivela vincente anche in un’ottica di brand identity e di strategia di comunicazione.
Atelier Jolie infatti non è solo un brand di moda ma anche un collettivo, con l’intenzione di riunire una comunità di sarti, modellisti e artigiani internazionali, offrendo loro la possibilità di creare nuovi capi con tessuti invenduti e vintage. Ma scopriamo qualcosa in più sulla storia di questo luogo.
Originariamente costruito nel 1860 come stalla al 57 di Great Jones Street, l’edificio passò successivamente sotto la proprietà della Five Points Gang guidata dal mafioso Paul Kelly.
Nel 1970, Andy Warhol acquisì la struttura di due piani e 613 metri quadri, affittandola a Basquiat, che visse e lavorò lì dal 1983 fino alla sua morte nel 1988.
Nel 2018, la casa fu luogo di una mostra che presentava opere di street artist di culto degli anni ’70, tra cui Al Diaz, co-creatore dell’iconica firma SAMO©, aka Same Old Shit, insieme a Basquiat.
Proprio Al Diaz ha recentemente dichiarato che i graffiti emersi durante la ristrutturazione non sono stati fatti da Basquiat ma da lui, durante la mostra del 2018.
L’arte è trasfigurazione della realtà e, come tale, questa doppia personale di Federico Masini e Aldo Dolcetti, si compone di lavori sia fotografici sia su carta volgendo il suo sguardo alla riscoperta della figura umana nel suo contesto più naturale e reale.
Link di accredito gratuito all’evento.
Chi sono
Sono Dario Ujetto e scrivo questa newsletter da fine agosto 2022. Ho 45 anni e da sempre sono appassionato di storie.
Sono co-founder della startup Artàporter e della società di consulenza Feelthebeat. Scrivo storie di cibo su Eat Piemonte.
Operaio della comunicazione e del marketing, non chiedetemi mai consigli su carriera professionale o personal branding. Non ho una carriera e sono un pessimo venditore.
Mi trovate anche su Linkedin.