Pietro Terzini,l'artista social degli shopper d'arte
Trasformare gli shopper di grandi marchi in opere POP? E' l'intuizione dell'artista milanese.
E’ possibile diventare popolare in poco tempo? Sì, se sai usare i mezzi di comunicazione, scegli un’arte comprensibile e la veicoli con un mezzo facile.
Il mix di Pietro Terzini è una sapiente strategia per il successo, un misto fra commerciale e arte.
Classe 1990, nato a Lodi, Terzini ha conquistato in poco tempo Milano.
Come? Scrivendo singole parole o frasi intere su sacchetti e packaging di brand di lusso per dare un significato geniale alla sua opera che emerge su quei loghi e colori riconoscibilissimi (il blu Tiffany, l’arancione Hermès), fino a formare un tutt’uno che non li offusca mai.
Un prodotto già esistente, un logo, una frase con doppi o più sensi che diventano così le sue espression. Subito dopo, diventano quelle di un pubblico che conosce certi prodotti, che li ammira e li desidera, che li osserva e, in alcuni casi, quando può permetterselo, li ottiene persino.
“Mi sono laureato in Architettura al Politecnico - racconta Terzini a l’Espresso - ho fatto un Master alla Bocconi e iniziato a lavorare prima in studi di archistar internazionali e poi, per sei anni, come Head of Digital nelle società di Chiara Ferragni, ma la mia vocazione è sempre stata creativa”.
Già protagonista della personale organizzata da Glauco Cavaciuti nel suo spazio milanese, poco distante dal palazzo della Triennale.
Si intitola “Shoppers” non certo a caso e presenta 52 nuove opere di Pietro Terzini; quadri di grandi e piccole dimensioni che vanno a raccontare la moda da un altro punto di vista.
“Quando ero in ufficio vedevo sempre passare buste e scatole di grandi firme. Tutto è iniziato dall’idea di donare nuova vita a un packaging che, da lì a poco, sarebbe andato nel dimenticatoio. Volevo fare qualcosa che potesse funzionare sui social media, ma, allo stesso tempo, che potesse essere anche fisico”.
Il Natale di Terzini a Torre Velasca
Lo scorso Natale, sulla Torre Velasca, uno dei simboli dello skyline milanese, ha dato vita a un’opera ready-made con parole di luce sulla facciata che componevano la domanda “What do you really want? (cosa vuoi veramente?)”.
La sua è un’arte d’immediata lettura che arriva velocemente a un pubblico più ampio, frutto di un’attenta osservazione della realtà in cui viviamo, un mondo globalizzato, consumista e interconnesso dove le griffe, grazie alla pubblicità e ai social, sono sempre più presenti nella vita delle persone, promuovono prodotti e stili di vita.
Un’arte veramente fuori dai “luoghi comuni”, nata sulla trasformazione di un oggetto banale (lo shopper), capace attraverso l’approccio POP e social di arrivare ad un pubblico di grandi dimensioni.
Un pò di link e fonti per scoprirlo:
Pietro Terzini via l’Espresso;
Intervista a Pietro Terzini (via Vice);
Intervista a Pietro Terzini (via Artribune);
Pietro Terzini, la sua arte nella moda (via HariMag).
Scrittori, arte e pubblicità: tutto Made in Italy
Paola Sorge ha scritto un libro sullo pubblicità d'autore.
Quando si discute di pubblicità, la prima disputa da conciliare è la seguente: di cosa stiamo parlando?
Di qua, c’è chi alla pubblicità non riconosce dignità estetica siccome lo stigma utilitaristico che le deriva dall’essere un’attività al servizio degli interessi di chi la propizia e la finanzia non può conferirle lo statuto del dono.
Di là c’è addirittura chi come Emanuela Gabrielli, esperta del ramo, considera i consigli per gli acquisti addirittura l’Undicesima Arte.
Ciò accade quando capita che non pochi fuoriclasse della letteratura e del giornalismo hanno prestato il proprio genio alla pubblicità coniando slogan, curando cataloghi, addirittura sceneggiando spot.
Stimolante spunto di riflessione potrebbe offrirlo il libro Pubblicità d’autore (Castelvecchi, 164 pagine, 20€) di Paola Sorge.
Il volume è una sorta di sorprendente elenco di insospettabili copywriter usciti da una antologia di letteratura.
Sapevate per esempio che Giovanni Pascoli, per celebrare l’Olio Sasso, sciolse un Inno all’ulivo? E che Matilde Serao, la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Corriere di Roma, esperienza ripetuta con Il Mattino, nel 1901 realizzò un catalogo in cui celebrava ciprie, pomate e creme per il viso della Venus Bertelli dal titolo Fascino muliebre?
Massimo Bontempelli dedicò addirittura un romanzo (Racconto di una giornata) alla nuova auto nata in casa Fiat, la 522, e scrisse due righe deliziose per la Roberts & C. dal titolo Duiblar.
Del D’Annunzio creatore di slogan pubblicitari si sa già tanto. Egli fu il più geniale e pagato celebratore di biscotti, profumi, liquori, penne, inchiostro. Egli partorì idee reclamistiche applicate tanto a obiettivi militari quanto alle merci, al volantinaggio su Fiume come ai biscotti Saiwa.
Tommaso Filippo Marinetti spenderà parte del suo talento esaltando le innovazioni chimiche della Soia Viscosa mentre Luciano Folgore cantò le lodi dell’Idrolitina. Davide Campari ebbe la fortuna di incappare in un genio come Fortunato Depero, disegnatore dell’iconica bottiglietta con il primo aperitivo monodose “pronto da bere”.
Nel dopoguerra venne sviluppandosi una filosofia della pubblicità diversa, “non autoritaria” come la definì Elio Vittorini presentando una raccolta di stampe Olivetti. Non a caso il marchio di Ivrea avrà come eccellenti scrittori di pubblicità gente come Dino Buzzati, Giovanni Giudici, Franco Fortini e Vittorio Sereni.
A vergare suggerimenti commerciali furono anche Mario Soldati (degustava una fetta di Bel Paese Galbani in favore di telecamera), Dacia Maraini, Aldo Busi e gli insuperabili Fruttero&Lucentini che nel 1998 scrissero brevi storie per un brand del lusso come Bulgari.
Un(Fair) a Milano dal 3 al 5 marzo
Dal 3 al 5 marzo va in scena la seconda edizione di (un)fair.
(un)fair è la fiera-non-fiera per la nuova generazione di collezionisti: un’esperienza a 360 gradi con l’arte contemporanea, il luogo in cui scoprire le gallerie e gli artisti che stanno plasmando la storia dei nostri giorni.
Un programma ampio di eventi performativi, musica, conferenze e tanto altro per scoprire nuovi modi di vivere l’arte contemporanea.
Chi sono
Sono Dario Ujetto e scrivo questa newsletter da fine agosto 2022. Ho 44 anni e da sempre sono appassionato di storie.
Sono co-founder della startup Artàporter e della società di consulenza Feelthebeat.
Scrivo storie di cibo su Eat Piemonte.
Operaio della comunicazione e del marketing, non chiedetemi mai consigli su carriera professionale o personal branding. Non ho una carriera e sono un pessimo venditore.
Mi trovate anche su Linkedin.