Margherita Sarfatti, la critica d'arte che stregò Benito Mussolini
Un libro della nipote ne ripercorre la storia.
Chi era Margherita Sarfatti? Per molti la donna e critica d’arte che ha dettato l’estetica del ventennio fascista.
Sicuramente una delle donne pià influenti e potenti del regime e vera incostratata responsabile di folgoranti carriere intellettuali ed artistiche.
Fu giornalista, scrittrice e primo critico d'arte donna in Europa; fondò il gruppo Novecento, ha progettato e allestito mostre in patria e all'estero, ha frequentato gli intellettuali all'avanguardia del suo tempo, influenzando per oltre vent'anni la cultura e l'arte italiane.
Eppure, la maggior parte del pubblico la conosce solo come “l'amante del duce”.
“Il suo gusto estetico mutava con gli anni: inizia con il simbolismo di Gaetano Previati e approda al Futurismo. Con Sironi dialoga sul tema del classicismo ma lo segue quando diventa espressionista e compra molte sue opere. Sicuramente è stata una delle donne che ha avuto più ritratti” sintetizza Fabio Benzi, curatore della mostra "Margherita Sarfatti e l’arte in Italia tra le due guerre".
Ispirati a lei sono i bronzi di Medardo Rosso, la Danzatrice di Enrico Prampolini, le petunie di Giacomo Balla e i nudi di André Derain.
Tra Mussolini e Sarfatti nacque una relazione che si trasformerà in un ventennale sentimento profondo e intimo.
Negli anni, Sarfatti si avvicina sempre più alle posizioni di Mussolini, diventa redattrice de "Il Popolo d'Italia" (1918), quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore e nel 1922 fondano assieme la rivista di teoria politica "Gerarchia".
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1915, Sarfatti segue Mussolini sulla scelta interventista.
Il primogenito Roberto, partito volontario, morirà non ancora diciottenne sull'altopiano di Asiago, luogo che ricorda l'episodio con un monumento funebre di Giuseppe Terragni commissionato all'architetto da Margherita stessa.
Nel 1922 Margherita Sarfatti fonda il Gruppo Novecento con il gallerista ebreo Lino Pesaro.
L'intento di Novecento è di seppellire definitivamente il verbo provocatorio delle avanguardie e recuperare la componente figurativa in nome della tradizione classica.
Vi aderivano diversi artisti molto diversi tra loro, tutti uniti da quel richiamo diffuso di "ritorno all'ordine", già promosso dalla rivista "Valori Plastici", che toccherà l'arte di diversi paesi europei.
Ecco solo alcuni nomi che, nel 1926, alla presenza di Mussolini, esporranno per la prima volta alla Galleria Pesaro di Milano: Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi.
Sarfatti conosceva Sironi fin dal 1916, quando acquistava Il ciclista (olio su tela), opera emblematica del periodo futurista.
È opinione diffusa che la critica d'arte, sempre vicina e attenta alle sue opere, abbia da loro colto ispirazione ponendole come protocolli ed exempla di quello stile vagheggiato già prima della nascita di Novecento.
Infatti, Sarfatti che non perdeva occasione per recensire il lavoro di Sironi, spesso nei suoi scritti sottolineava nei quadri dell'artista l’eliminazione "di tutto quanto è accidentale”, un'avvisaglia del concetto di "sintesi" su cui si fonderà Novecento.
È Micol Sarfatti a raccontare questa storia (edita da Giulio Perrone Editore), giornalista del Corriere della Sera, autrice di reportage per altre testate e per la televisione, docente di Social Media e Giornalismo all’Università degli Studi di Milano.
Micol Sarfatti è solo una bambina quando ascolta la conversazione tra sua madre e un’amica: uno dei volumi della loro libreria racconta la storia di una parente, una donna che porta il suo stesso cognome, Margherita Sarfatti.
Moglie di Cesare Sarfatti, penalista veneziano con cui la donna condivise la vita e creò un sodalizio culturale e intellettuale importante, decise di firmarsi con il cognome del coniuge.
Ecco il vincolo, lontano come parentela di sangue, ma vicino nelle intenzioni professionali e nelle idee di emancipazione e femminismo.
Continua a leggere …
Mario Sironi, Ritratto di Margherita Sarfatti, 1916/1917. Pastello e tempera su carta. Provenienza collezione Margherita Sarfatti.
Link utili
Il libro di Rachele Ferrario edito da Mondadori;
Ritratto di Margherita Sarfatti via Harper’s Bazaar;
Recensione libro Margherita Sarfatti;
Intervita sul Corriere della Sera a Micol Sarfatti;
Vita di Margherita Sarfatti (via Rai Cultura).
Chi sono
Sono Dario Ujetto e scrivo questa newsletter da fine agosto 2022.
Ho 44 anni e da sempre sono appassionato di storie.
Sono co-founder della startup Artàporter e della società di consulenza Feelthebeat.
Scrivo storie di cibo su Eat Piemonte.
Operaio della comunicazione e del marketing, non chiedetemi mai consigli su carriera professionale o personal branding.
Non ho una carriera e sono un pessimo venditore di me stesso.
Mi trovate anche su Linkedin.