Made in Heaven: quando Ilona Staller divenne la musa di Jeff Koons (e fece arrabbiare Riccardo Schicchi)
Da pornodiva a musa POP di uno dei più importanti artisti contemporanei: la storia di Ilona Staller.
Jeff Koons è uno dei più importanti artisti viventi.
Americano della Pennsylvania, icona dello stile neo pop, erede di Andy Warhol e Salvador Dalì, è spesso associato a Marcel Duchamp di cui reinterpreta la tecnica del ready-made in chiave kitsch.
Ilona Staller è stata invece un’artista della pornografia. Ungherese naturalizzata italiana, star del cinema per adulti, nome d’arte Cicciolina, è ancora oggi sinonimo di sesso, pornografia, eccessi, desiderio, emancipazione.
L’incontro fra queste due personalità avvenne nel 1987, naturalmente nel decennio della consacrazione della cultura POP.
Lui aveva 32 anni, lei 35. Durante il primo rendez-vous l’artista attratto dal mondo proibito dell’hard propone all’attrice di realizzare un film che non vedrà mai la luce.
Il progetto si trasforma in una session fotografica dal titolo Made in Heaven dove Koons e Cicciolina fanno sesso senza veli e inibizioni in paesaggio fatato e bucolico, circondati da fiori, piante e farfalle colorate.
Le immagini diventeranno poi sculture policrome.
Nessuno conosce la lingua dell’altro, tanto da dover assumere un interprete per capirsi.
Dopo una vacanza a Venezia, si sposano nel 1991 e pur mantenendo una casa a Manhattan, decidono di stabilirsi a Monaco di Baviera.
Un anno dopo nasce Ludwig. Il loro matrimonio naufraga poco dopo.
Inizia una querelle infinita. Lei racconta ai giornalisti di interminabili giornate passate a parlare con il cane, mentre il marito sta ore davanti alla tv.
La pornodiva accusa Koons di abusi fisici ed emotivi. Lui continua a girare il mondo.
Tra il 1992 e il 1993 partecipa alla mostra itinerante Post Human (uno dei momenti più alti per il Castello di Rivoli) che lo consacra come profeta più significativo di un'ipotetica utopia prossima ventura.
Connessa alla storia d'amore e d'arte con Ilona è anche la serie Celebration che, a partire dalla metà degli anni '90, celebra la nascita del figlio con quadri e monumentali sculture che riproducono oggetti legati a momenti spensierati come feste, compleanni o vacanze.
Secondo i più la loro storia d’amore è già agli sgoccioli quando decidono di convolare a nozze. Cicciolina non ha nessuna intenzione di lasciare il porno.
Si finisce in tribunale. Il piccolo Ludwig resta a New York col padre. Ma Ilona decide di prenderlo di nascosto e di riportarlo con sé a Roma.
La battaglia legale milionaria dura dieci interminabili anni. Tutto sembra concludersi quando l’artista americano ottiene la custodia esclusiva del figlio da parte dello stesso tribunale statunitense che aveva sciolto il matrimonio.
Nel suo libro “Oltraggio al pudore” il mentore e scopritore di Staller, Riccardo Schicchi, ha riservato parole di fuoco per l’artista americano.
Arrivò perfino ad accusarlo di plagio.
Made in Heaven è un omaggio all’amore attraverso il sesso
Made in Heaven non era un tentativo di risvegliare l’eccitazione sessuale. Volevo stimolare l’eccitazione intellettuale. Ho provato a svuotare le immagini della loro sessualità e a farla convergere negli oggetti, i fiori e gli animali.
Jeff Koons lavora, dal 1989 al 1991, alla serie “Made in Heaven”.
Un crogiolo di dipinti, statuette e rilievi murali finemente realizzati per una raccolta di 27 opere che inneggiano ad una realtà idilliaca.
Accanto all’innocenza delle statuine rappresentanti cherubini e cuccioli di cane, la serie omaggia però la provocazione, attraverso i suoi protagonisti indiscussi, l’artista Jeff Koons e la moglie di allora, Ilona Staller, alias “Cicciolina”.
Koons vuole intessere la sua esperienza di vita reale tra le trame delle sue composizioni artistiche, creando un legame tra vita e arte, realtà e sogno.
Lo fa glorificando esasperatamente l’amore con la consorte in opere dalle sfumature pornografiche, che però non si risolvono in uno spettacolo per l’osservatore voyeuristico, ma sono la celebrazione di un amore in tutta la sua trasparenza.
Lo dimostra l’opera “Borgouis Bust – Jeff and Ilona”, dove il desiderio sessuale che avvolge i due amanti si tramuta in un’esperienza spirituale.
C’è l’esigenza di mostrarsi senza veli e censure, la volontà di permettere allo spettatore di raggiungere una liberazione e realizzazione personale senza più vergogna.
È per questo che Koons sceglie l’eccesso, l’ostentazione, attraverso richiami espliciti al mondo pornografico e alle pose del Kamasutra.
Come nell’opera “Violet- Ice (Kama Sutra)”, dove la raffinatezza della lavorazione del vetro, affidata a mastri vetrai, nasconde l’impudicizia della posa palesemente inscenata.
È così che l’America puritana può accettare le opere nella forma di velate allusioni e aprirsi alla libera contemplazione senza pregiudizi.
Un commento di Jeffrey Deitch, critico e curatore, descrive la natura della serie artistica di Koons a metà tra l’autocelebrazione e la spettacolarizzazione della vita reale. Cita Deitch:
La ricreazione di sé stesso attraverso la commistione di fantasia e finzione si è pienamente attuata nell’opera e nella vita di Jeff Koons. La scultura biologica e materica frutto dell’unione con Cicciolina dissolve il confine tra realtà e artificio creando un’arte che può veramente essere definita post-umana.
Made in Heaven fonde innocenza e lussuria in una rappresentazione della contemporaneità attraverso il sesso.
Tale filtro rende l’arte strumento di cambiamento e trasformazione nella mentalità dell’uomo medio.
Un atto di liberazione, che gioca sulla personalità carismatica e dirompente di Jeff Koons, l’artista in grado di comunicare attraverso la sessualità, lasciandola scivolare sulla banalità kitsch dell’oggetto quotidiano.
Fonte: Francesca Brioschi per Lo Sbuffo.
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Un autoritratto della donna artista, ovvero un nuovo Museo del mondo in cui la donna è "soggetto due volte": perché concepisce e realizza l'opera e perché ritrae se stessa o un'altra donna.
Da Artemisia Gentileschi a Plautilla Briccia ("l'architettrice"), da Frida Kahlo a Georgia O'Keeffe, fino a Carol Rama, Louise Bourgeois e Marlene Dumas, Mazzucco disegna un percorso collettivo, tutto femminile, nel quale le donne rivendicano il diritto di realizzarsi nell'arte, superando i ruoli che la società e la cultura del tempo hanno sempre assegnato loro.
2022
Frontiere
pp. 248
€ 30,00
ISBN 9788806257781
Chi sono
Sono Dario Ujetto e scrivo questa newsletter da fine agosto. Ho 44 anni e da sempre sono appassionato di storie.
Sono co-founder della startup Artàporter e della società di consulenza Feelthebeat.
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Operaio della comunicazione e del marketing, non chiedetemi mai consigli su carriera professionale o personal branding. Non ho una carriera e sono un pessimo venditore.
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