Chi era Giuliano Gori, il mecenate toscano della Fattoria di Celle
Mecenate visionario, imprenditore tessile e collezionista ambasciatore della Toscana.
Nato a Prato nel 1930, imprenditore tessile, Giuliano Gori iniziò a comprare opera d’arte già nel dopoguerra.
Nel 1970 lasciò la casa pratese, diventata troppo piccola per la sua collezione sempre in espansione, e si trasferì con tutta la famiglia nella Fattoria di Celle a Santomato.
È nel meraviglioso parco di 45 ettari che circonda la villa e i vari annessi che Gori darà vita a qualcosa di unico, realizzando la più grande collezione di arte ambientale contemporanea al mondo con decine e decine di opere e installazioni di artisti come Alberto Burri, Christo, Jean Michel Folon, Keith Haring, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, Dani Karavan.
E gli italiani Marino Marini, Eliseo Mattiacci, Emilio Vedova, Mimmo Paladino.
Le prime installazioni vennero inaugurate nel 1982.
Due anni fa, in occasione del quarantennale di Celle, Giuliano Gori disse: “Mi è servito molto coraggio per portare avanti un'idea del genere”.
La sua era una nuova forma di mecenatismo, o più semplicemente la realizzazione di un sogno: ospitare i più grandi nomi della scena artistica contemporanea internazionale, invitarli a respirare l'aria delle sue colline e a creare qualcosa di unico, nel rispetto degli alberi secolari, del sottobosco, dei prati.
Nel 2015, quando il vento sradicò più di 500 piante, Gori curò questa ferita con una nuova opera d'arte a quattro mani: la “Serra dei poeti”, progettata dallo scrittore Sandro Veronesi e circondata da 30 cipressi voluti dal paesaggista Andrea M.N. Mati, ognuno dedicato a un poeta.
Non solo Celle. Il nome di Giuliano Gori ricorre nella geografia dell'arte contemporanea internazionale e soprattutto dell'asse Firenze-Prato-Pistoia.
Fu lui, nel 1973, insieme a Loriano Bertini, a portare a Prato “Forma squadrata con taglio” di Henry Moore, e poi nel 1988, a essere tra i soci fondatori del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci.
E sempre Gori, grande amico dello scultore israeliano Dani Karavan, fece da tramite per installare l'opera monumentale “Tempo” sul territorio del Comune di Calenzano: un'enorme ruota posizionata proprio all'uscita del casello autostradale.
“Perché ho aperto al pubblico la Fattoria di Celle? Semplice, non aveva senso alzarmi la mattina e bearmi per la mia bravura passeggiando da solo tra le opere. O era un progetto di ampio respiro o conveniva smettere”.
Dal 1976 al 2018 sono state collocate 80 installazioni (26 in spazi interni) di artisti che spaziano da Marino Marini a Richard Serra, da Robert Morris a Sol Lewitt, da Dennis Oppenheim a Mauro Staccioli, da Fausto Melotti a Daniel Buren.
“Celle era diventata una grande famiglia in cui si viveva quotidianamente con gli artisti e bisognava essere anche bravi psicologi per comprendere le esigenze di tutti” racconta Gori che tra i tanti aneddoti ricorda quella volta che Dennis Oppenheim e Alice Aycock sparirono per qualche giorno e al loro ritorno annunciarono di essersi sposati.
L’artista cileno Roberto Sebastian Matta affermava: “Ammiro Giuliano perché non mette la vita in banca”.
Chi sono
Sono Dario Ujetto e scrivo questa newsletter da fine agosto 2022. Ho 45 anni e da sempre sono appassionato di storie.
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