Beeple è il Warhol della Crypto Art o solo un vincitore di lotteria?
Mike Winkelmann (Beeple) ha venduto la sua opera digitale più celebre per 69,3 milioni di dollari. Ma sarà solo una morning glory?
Beeple è il nome d’arte di Mike Winkelman, graphic designer nato in Wisconsin nel 1981.
Non ha nulla dell’estetica “artista maledetto”, non frequenta luoghi cool e non è fidanzato con VIP. Eppure nel 2021 è stato considerato una delle persone più influenti dell’anno artistico.
Perchè? Per i 69,3 milioni di dollari pagati attraverso un’asta di Christie’s per acquistare «Everydays: the First 5000 Days», la sua opera più famosa.
Si parla di 5.000 immagini digitali in collage e in ordine cronologico, che vanno a comporre un Non Fungible Token (NFT).
Di NFT e blockchain parleremo tanto in futuro, e sappiate che il mondo della Crypto Art è sempre più appetibile per collezionisti early-adopter.
Winkelmann scelse Beeple come nickname digitale in omaggio a un peluche degli anni Ottanta. Lo scelse quasi a caso.
E quindi cosa spiega il suo successo?
Nel 2007, quando si mise a disegnare, quasi nessuno conosceva Beeple.
Seppur non avesse quasi nessun tipo di esperienza artistica iniziò – come spiega ormai da anni a chi glielo chiede – dopo aver sentito che l’artista britannico Tom Judd si era messo a fare un disegno al giorno.
Per il suo nuovo progetto scelse di cimentarsi con qualcosa che non aveva mai fatto: disegni con carta e penna.
Intervistato nel 2010 dall’Atlantic spiegò che si era dato come regola di iniziare e finire davvero qualcosa di nuovo ogni giorno – quindi senza prepararsi in anticipo le opere successive – e di pubblicare davvero un’opera al giorno, sempre entro la mezzanotte.
Beeple disse anche di credere che un progetto come quello lo aiutava a sfatare l’idea che “per fare arte devi essere in uno stato zen di totale ispirazione” aggiungendo che “l’arte è come fare la cacca”.
Il successo è arrivato dunque per un mix fortunato di hype per gli NFT, unicità dell’opera e valutazione finanziarie.
Sono tanti a pensare che il compratore non abbia sborsato quasi 70 milioni di dollari, ma abbia sfruttato passate rivalutazioni di Bitcoin già posseduti.
Anche questo, però, è far uscire l’arte fuori dai luoghi comuni.
Acquisto in Bitcoin? Spiegamoci meglio
I 69,3 milioni non sarebbero da intendersi come la stessa cifra in dollari che consente, per esempio, l’acquisto di una palazzina di lusso a Milano o a Londra.
Poiché il pagamento è stato effettuato in Bitcoin, è necessario capire qual era il prezzo quando l’acquirente è entrato nel mondo di questa criptovaluta.
Il valore di creazione del Bitcoin era di 0,001 dollari e successivamente il prezzo più alto è stato di 68.513 dollari.
Per esempio, nel caso in cui l’acquirente fosse entrato nel mondo dei Bitcoin all’inizio, nel 2012 con 1 dollaro avrebbe acquistato l’opera di Winkelmann.
Quindi uno dei pionieri del mondo Bitcoin potrebbe aver acquistato per una cifra modica di base l’opera di Beeple, e aver dunque incamerato un asset e una pietra miliare della storia dell’arte.
Link interessanti su Beeple
Beeple al Castello di Rivoli
Profilo Instagram di Beeple.
Che cosa sono gli NFT lo spiega bene Il Post.
Il Museo che celebra la Crypto Art ha una curatrice (e fondatrice) italiana
Il MoDCA è il Museum of Contemporary Digital Art. Insomma, il primo museo dedicato alla Crypto Art o arte digitale di nuova generazione.
A fondarlo e dirigerlo è l’italiana Serena Tabacci.
Ho scovato in Rete una bella intervista di Elisabetta Roncati alla Tabacci.
Serena, ci racconti cosa è il MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art?
MoCDA e’ un Museo dedicato all’arte contemporanea digitale. MoCDA nasce dalla voglia di creare uno spazio virtuale, non votato esclusivamente alla promozione, ma anche alla conoscenza ed esposizione di progetti d’arte contemporanea e tecnologia.
Un vero e proprio Museo virtuale dedicato alla digital art, una piattaforma o entrambe le cose?
MoCDA sta diventando uno spazio interattivo online dove si potrà navigare ed esplorare l’arte digitale in queste maniere: VR (realtà virtuale), AR (realtà aumentata), XR (mixed reality), sculture 3D, generative photography, crypto arte, video arte, arte generativa e programmabile, GIFs, net art, multimedia art e molto altro.
Il museo offre ai visitatori l’opportunità di comprendere come l’arte digitale venga ideata e creata dagli artisti, con attenzione all’integrazione ed alla comunicazione tra il creativo e la tecnologia.
Un esempio? L’arte creata con il machine learning, AI o la robotica.
Il nostro obiettivo è quello di offrire al pubblico una visione curatoriale dell’arte che vediamo intorno a noi.
Penso ai social media o ai film hollywoodiani, che spesso non apprezziamo nella loro forma artistica perché inseriti in un contesto più ampio.
Gli artisti, ma anche il mercato dell’arte digitale, è in parte sottovalutato perché spesso non gli viene attribuito il giusto valore. Riconoscere l’arte digitale e dargli spazio è quello di cui ci stiamo occupando.
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Raffaella Cortese in Liguria ha aperto una nuova minuscola galleria
Aedicula Raffaella Cortese è una vetrina di via Colombo 54 restaurata dai giovani architetti Gaia Calegari e Nicola Clivati ad Albisola Superiore.
“Nel nostro mondo di eventi spettacolari e transitori, sento la mancanza di intimità e accoglienza; il bisogno di tornare all’arte in modo semplice, in un incontro più profondo e raccolto, a voce bassa” ha spiegato la Cortese ad Artribune.
Il primo progetto a inaugurare Aedicula è di Marcello Maloberti (Codogno, 1966) artista da tempo parte della scuderia di Raffaella Cortese e a lei legato da un lungo rapporto di lavoro e di amicizia.